Era mattina presto quando Nolan lasciò la sua capanna. Era un pescatore abituato a venti gelidi e pericolose banchise. Ogni giorno al nord gli prometteva nuove sfide.

I bracconieri apparivano spesso nei pressi di questi luoghi. Dicevano che derubavano la gente e persino allestivano accampamenti dove chi li infastidiva spariva senza lasciare traccia. Nolan non li aveva mai visti, ma ci pensava spesso.

Quella mattina si preparò un caffè per combattere la sonnolenza. Arrivato in un punto familiare sul ghiaccio, iniziò a perforare un buco. Il ghiaccio sembrava solido, ma in alcuni punti era incline a creparsi. Sapeva già dove si trovavano i punti migliori per pescare.

Mentre la perforatrice iniziava ad affondare, il terreno tremò leggermente. Nolan pensò che fosse solo il ghiaccio che si muoveva, ma un secondo colpo, più consistente, lo rese cauto. In lontananza, notò una figura prominente. Riprese fiato: un orso polare.

La bestia si stava avvicinando, fumante a ogni espirazione. Nolan, in preda al panico, allungò la mano verso la radio, ma la zampa dell’orso la schiacciò con un tonfo. Sembrava che tutto fosse finito. Ma improvvisamente, la bestia fu distratta dall’odore di pesce. Iniziò a mangiare, il suo corpo muscoloso si muoveva sotto la pelliccia bianca come la neve.

Voltando la testa, l’orso guardò di nuovo Nolan. Non c’era aggressività nel suo sguardo, ma piuttosto una richiesta d’aiuto. Superando la paura, il pescatore tirò fuori lentamente il pesce essiccato. L’orso lo mangiò senza esitazione.

Dopo la seconda porzione, si allontanò e poi si bloccò come in attesa. L’istinto di Nolan gli diceva di correre, ma qualcosa lo spinse a seguire la bestia. Si mossero nell’oscurità artica finché un fuoco non lampeggiò in lontananza.

Era un accampamento. Le persone erano sedute a un tavolo improvvisato, con le armi sparse lì vicino. Le pile di pelli confermarono i peggiori sospetti: bracconieri. Nella gabbia, Nolan notò un cucciolo d’orso. Urlava pietosamente e Nolan si affrettò verso di lui. Aprì leggermente la gabbia, ma il cucciolo si liberò con un rumore, sfondando la porta. La gente urlò, le lanterne lampeggiarono e due persone si precipitarono verso di lui. La radio fu strappata via e gettata via, e il cucciolo fu afferrato. Tutto sembrava perduto.

Ma si udirono dei passi pesanti: mamma orsa tornò. Era intrappolata, si dibatteva furiosamente tra le reti. In quel momento, si udì il rombo dei motori in lontananza: erano arrivati ​​gli agenti della conservazione.

I bracconieri furono neutralizzati; furono legati con lacci di plastica. Mamma orsa fu liberata e si diresse immediatamente verso il suo cucciolo.

I veterinari esaminarono gli animali, si assicurarono che le loro ferite non fossero gravi e li portarono in un luogo sicuro.

Nolan li guardò andare via con un senso di sollievo e orgoglio, sapendo di aver fatto un lavoro importante.